Qualche giorno fa ho avuto il privilegio di parlare di Intelligenza Artificiale davanti a 24 medici. Due giornate intense, piene di pratica: abbiamo creato GPT personalizzati, esplorato Consensus e NotebookLM, testato Taqtic e Gamma per alleggerire la parte più burocratica del loro lavoro. Perché è anche qui che l’AI può fare la differenza.


Il tempo è prezioso
Un medico non dovrebbe sprecare minuti preziosi a compilare anamnesi o cartelle cliniche a mano.
Deve ascoltare, osservare, “leggere tra le righe” e costruire una relazione umana con il paziente. Solo così può decidere se quella tosse nasconde qualcosa di più serio, se quei dolori sparsi sono effetti collaterali di un farmaco o se non c’è nulla di cui preoccuparsi.
E, mentre dialoga, deve tenere a mente farmaci, dosaggi, controindicazioni e possibili interazioni. Il tempo è poco e il rischio di affidarsi a euristiche — e quindi a bias cognitivi — è alto.
Come può essere utile l’AI in contesto medico?
- Meno errori, più personalizzazione. Con modelli capaci di incrociare dati clinici, linee guida aggiornate e storico del paziente, le terapie diventano davvero su misura;
- Decisioni supportate dai fatti, non dalla fretta. Se l’algoritmo segnala un’interazione pericolosa o un trend sospetto nei valori ematici, il medico può intervenire subito;
- Automazione della burocrazia. Una cartella “AI powered” compila le voci di routine e lascia al medico il tempo di fare… il medico.
Sì, l’AI sbaglierà ancora — ma statisticamente sbaglierà meno di oggi.
Il vero salto sarà l’integrazione dell’AI nei software ospedalieri: storico completo del paziente, esami, allergie, terapie in corso. A quel punto l’AI avrà il contesto necessario per suggerire diagnosi e piani terapeutici davvero completi (riducendo quindi i bias cognitivi – errori umani).
Per rendere l’idea, ho sviluppato una demo di come mi immagino la cartella clinica “AI-Powered”. La trovi a questo link, si chiama “MedicAI” (sviluppata con Lovable). Tramite una connessione con le API di OpenAI, con un solo clic di un bottone posso avere dei suggerimenti di possibili diagnosi ordinate per probabilità e una serie di piani terapeutici nel rispetto delle linee guida più recenti.

E la privacy?
La privacy sarà un bel rompicapo per giuristi e DPO. Ma, a conti fatti, una diagnosi precoce e mirata pesa più dei possibili glitch legati alla gestione dei dati. Almeno, io la penso così. E sono sicuro che sarà proprio la medicina ad essere il settore che più beneficerà dell’AI nei prossimi anni.
Chiudo con una citazione del Dott. Tarquini, che ringrazio per la fiducia:
“Non sarà una lotta uomo vs macchina, ma uomo vs uomo con la macchina”
E tu che ne pensi? Davvero, fra pochi anni, ci cureranno le macchine? Fammelo sapere su LinkedIn >